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BRANO 6

 

Ore 6: squilla il telefono del Commissario. Pigiama in pile e cuffietta di lana, tutto assonnato, ancora la bocca impastata dal sigarino e dal mirto della sera prima, “Pronto, chi è?” “Commissario ci scusi per l'ora, ma è appena scomparsa un'altra persona”. “Chi, per carità di Dio?” “Si tratta di una donna, una imprenditrice di Oristano, la signora Bonu, proprietaria di un grande negozio di abbigliamento della città”.

Il Commissario si preparò alla velocità della luce, fece in tempo a prendere solo il suo caffè amaro e montare in macchina. Questa volta era troppo frastornato, non accese nemmeno l'autoradio, ma tenne i finestrini aperti per schiarirsi le idee. “Una donna no” continuava a ripetersi...”sono animali questi, gente disposta a tutto!”

Arrivato a casa della signora notò che tutto era in ordine. Il marito se ne stava seduto in disparte con gli occhi persi, la sua dimora era diventata il teatro di quelle scene da crime investigation, gente con i guanti a spazzolare ovunque, macchine fotografiche e un gran frastuono di giornalisti fuori dalla porta. Il Commissario in quel caos cercava di ritrovare un ordine mentale, ripercorreva meccanicamente i gesti che i sequestratori avrebbero potuto compiere, osservava e osservava dappertutto in cerca di risposte. “Devono aver commesso un passo falso” continuava a ripetersi. A volte quando ci si sente troppo sicuri si commettono degli errori e si viene scoperti. Come quegli ergastolani che evadono dalle carceri di massima sicurezza in America e poi si fanno beccare per eccesso di velocità dal poliziotto di turno appostato.

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