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BRANO 5

 

Il Commissario si recò in fretta e furia nel nuorese a sentire i familiari, sconvolti e in pena per il loro caro. Soffriva di diabete e doveva fare l'insulina, quindi andava monitorato in continuazione e senza la sua medicina avrebbe rischiato la vita. Un vociare continuo affollava l'abitazione della famiglia Putzu nella zona di “Badu e Carros”, il carcere di massima sicurezza della città. Il filu e ferru scorreva a fiumi, serviva a tenere i nervi saldi e tollerare l'attesa. Senza troppi complimenti anche il Commissario Casu sorseggiò con piacere qualche bicchierino, sapeva da Bobore che non si può mai rifiutare da bere nella Sardegna dell'interno. E poi, se vuoi che mi fidi di te devi fidarti di me, e il Commissario conosceva bene la natura umana per peccare sull'abc.

A un certo punto squillò il telefono, un trillo stridulo che non si sentiva più dagli anni novanta, un grosso telefono grigio a disco iniziò a trillare. La moglie del signor Putzu si precipitò a rispondere e all'improvviso, dopo un incerto “pronto”, divenne pallida come una statua di marmo e rimase immobile con la grossa cornetta in mano, gli occhi sbarrati e la bocca spalancata. Si sa, nelle società dove vivono gli uomini d'onore, le donne sono forti e non facili a essere intimidite. Ma quello che sentì quella povera donna non era facile da sopportare. “Carmè, chi era? Che ti hanno detto?” La donnina, di nero vestita, ancora incredula, sibilò “un milione”. Al che il Commissario, senza mezzi termini, chiese: “Potete coprire questa cifra?”

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